sabato 19 luglio 2025

Riflessioni sull'Esame di Maturità 2025

In questi giorni se ne sta parlando molto e francamente dopo il mio esame di maturità del lontano 1992 non ci ho più pensato molto.

 L’altra mattina in radio ho ascoltato l’intervista ad uno dei ragazzi che ha contestato le modalità con cui avviene l’esame di stato: parliamo comunque di un esame in cui vengono promossi praticamente tutti, parliamo del 99,8%. E già questo è un dato che fa riflettere, vuol dire che non è paragonabile ad un esame universitario, ad un colloquio di lavoro, o ad una presentazione che si fa ad un cliente: è una cosa a sé.

 

 
Proprio quel giorno ho parlato con una ragazza di circa 30 anni e alla domanda “quali sono secondo te le caratteristiche che dovrebbe avere il tuo lavoro”, lei aveva le idee molto chiare. Non mi ha parlato di stipendio, di distanza dal lavoro, di carriera: il suo posto di lavoro ideale è un luogo in cui si possa crescere professionalmente, in cui venga valorizzato il talento di ognuno, in cui i capi sono dei professionisti competenti. Un luogo in cui c’è empatia, voglia di fare bene e soprattutto attenzione all’individuo.

Nella stessa mattina ho incontrato un’altra ragazza, circa la stessa età, che non è disposta a lavorare in luoghi in cui deve svolgere compiti che vanno contro la sua etica e il suo modo di concepire il lavoro, come ad esempio lavorare in negozio e dover spingere a tutti i costi le vendite.

Voi mi direte che il lavoro è quello che è e che se devi pagarti l’affitto fai qualsiasi cosa, ma dove sta scritto?

I giovani si trovano in un modo iper tecnologico, dove si sono accorciate le distanze, si può viaggiare, si può comprare praticamente qualsiasi cosa da qualsiasi parte del mondo, l’IA sta stravolgendo tutto e noi continuiamo ad avere una mentalità del lavoro e della scuola che probabilmente è la stessa di 50 anni fa.

Facciamo un breve viaggio nel tempo.

Mio papà è nato nel 1945 ed è andato a scuola fino alla terza media (lui la chiamava terza avviamento, perché ti “avviava al lavoro”). Faceva parte di una famiglia numerosa e sia lui che i fratelli non hanno proseguito con gli studi.

Arrivato a 14 anni ha iniziato a cercare lavoro, bussando letteralmente ai vari portoni per chiedere se avevano bisogno; non sapeva chi sarebbe uscito da quella porta, non sapeva che tipo di attività ci fosse dietro quella porta. La sua ricerca del lavoro era proprio la ricerca di un lavoro qualsiasi, bastava lavorare. La sensazione che ho è che all’epoca il lavoro era un qualcosa che andava cercato e una volta trovato non ti ponevi tante domande, andavi avanti per 40 anni a svolgere un lavoro che avevi trovato un po’ a caso. Ti piaceva? Non ti piaceva? Erano domande che non ci si poneva.

La mia generazione si è trovata un po’ nel mezzo: il lavoro a tempo indeterminato ha iniziato a non esistere quasi più, e ci siamo ritrovati con una mentalità da “tempo indeterminato” e vivere in un mondo fatto di contratti a termine: 1 mese, 3 mesi, 6 mesi, 1 anno, i rinnovi.

I nostri genitori programmavano le ferie da un anno all’altro (quanti di voi sono andati in vacanza sempre nello stesso posto per anni? “Stessa spiaggia stesso mare”, no?), la nostra generazione e quelle successive non sanno neanche se ci andranno, se avranno i soldi per farlo, se dovranno lavorare perché magari li assumono 2 mesi per le sostituzioni ferie… degli altri.

In qualche modo ci siamo trovati in mezzo, siamo stati risucchiati da questa follia senza rendercene conto.

E poi ci sono loro, i giovani: quelli che sono sempre attaccati alla Play, quelli che “non ci sono più i giovani di una volta”, quelli che usano l’IA “così il loro cervello si spegne e non ragionano più", quelli del divano e della vita facile.

Ma è proprio così?

Io credo che i giovani di qualsiasi epoca siano sempre la miglior versione dell’essere umano. Sono quelli che hanno energia, idee, velocità di pensiero, capacità.

E la società cosa fa nel supportarli? Poco o niente.

Mentre per la mia generazione prendere un diploma o una laurea era la quasi certezza di avere un lavoro, in qualche modo, “scelto” grazie al percorso di studi fatto, ma a volte poi rovinato dal lavoro precario, per i giovani non è più così.

Entrano in un mondo del lavoro che non è all’altezza del loro talento, cha ha una mentalità vecchia ed è gestito male.

La scuola sta cercando di stare al passo con i tempi, ma si muove troppo lentamente.

Stiamo ancora discutendo se è giusto che i ragazzi portino lo smartphone in classe o che utilizzino l’IA per fare i compiti, ma stiamo scherzando?

Per gli studenti usare l’IA è un modo per fare i compiti più in fretta e allora perché non si punta su altro? Se utilizziamo l’IA come un supporto, perché non aiutiamo i giovani ad imparare di più, a sviluppare maggiormente il pensiero critico, l’etica?

Se con l’IA si possono creare dei testi perché non ragionarci su e capire come migliorare questo testo. L’IA ci può fornire una base, una bozza, ma il lavoro non è finito. Stimoliamo i giovani ad esprimere un loro pensiero, un commento ad un evento, ad una poesia. Facciamoli studiare la filosofia, la storia e ragioniamoci su. Non è l’IA che sta rovinando i giovani, è la nostra incapacità di andare oltre, di offrire loro stimoli intellettuali.

Perché noi siamo la generazione che ha studiato per i voti e queste cose non le sappiamo fare.

Torniamo all’esame di maturità, o meglio all’esame di stato.

Partiamo dalla sua definizione:

“L'esame di maturità, noto anche come esame di Stato conclusivo del secondo ciclo di istruzione, è un esame che si sostiene al termine del percorso scolastico delle scuole superiori in Italia. Il suo scopo è quello di valutare le competenze e le conoscenze acquisite dagli studenti durante i cinque anni di scuola. Il superamento di questo esame consente di ottenere il diploma di scuola secondaria superiore, necessario per l'accesso all'università o ad altri percorsi di formazione superiore.”

Quindi l’esame di stato serve a certificare le competenze acquisite. Quindi non serve a capire se una persona è “matura”, ma a capire se una persona “sa le cose”.

Bene.

Questo esame viene passato dal 99,8% degli studenti, quindi possiamo presumere che dei 500.000 studenti che hanno dato la maturità quest’anno, siano stati bocciati circa 1000 ragazzi.

Cercando su Google dati un po’ a caso troviamo che la percentuale dei ragazzi che supera lo scritto di Analisi matematica 1 è di circa il 30-40%, la percentuale di superamento dell’esame di avvocato è del 55% e così via.

Possiamo quindi supporre che l’esame di maturità non certifichi alcune competenza? Direi di sì.

E allora a cosa serve? A prepararti alla vita? A vincere le tue paure? A studiare come un matto?

Non si sa.

Ho dato la maturità scientifica nel 1992 e la sensazione che avevamo era che questo esame fosse un salto nel buio. Potevi essere bravissimo, ma sia agli scritti che all’orale potevano chiederti argomenti non svolti in classe. E allora su cosa mi stai valutando? Sulla mia capacità di arrampicarmi sui vetri? Sulla mia capacità dialettica di spostare l’attenzione dove voglio io? Funambolismo? Su cosa?

Facciamo ancora un breve salto nel mondo del lavoro.

Adesso sempre di più il mondo del lavoro chiede persone con competenze tecniche (Hard Skills) ma anche persone con ottime competenze trasversali (Soft skills come il problem solving, la leadership, la capacità di lavorare in gruppo, l’empatia, il pensiero critico, l’organizzazione, ecc.) che, però, non vengono insegnate da nessuna parte, se non durante qualche corso di formazione in azienda: quei corsi che quando lavori sei obbligato a fare, di solito online, e che utilizzi per farti i fatti tuoi, spegnendo la videocamera e approfittandone per guardare Instagram o prenderti un caffè, un po’ alla Frank Gramuglia.

Ecco.

Ma se le competenze trasversali sono così importanti, perché ce ne rendiamo conto solo durante un colloquio di lavoro? Perché non aiutiamo i giovani a svilupparle durante il loro percorso scolastico?

Chiusa parentesi.

Per come funziona la nostra società il voto è fondamentale.

Il voto di maturità serve per partecipare ai concorsi pubblici, serve per gli esami di ammissione ad alcune facoltà e per i primi colloqui di lavoro e serve anche alle persone come indicatore, più o meno affidabile, del proprio livello di preparazione.

Quello che gli studenti ci stanno dicendo è che loro vogliono andare oltre.

Vogliono essere ascoltati e visti come individui. Vogliono dirci che sono in gamba, che hanno delle passioni, dei progetti, dei talenti. Vogliono raccontarci la vita per come la vedono loro.

E questo credo sia fantastico!

Ci stanno dicendo che non vogliono uniformarsi alla folla, che dietro ad un 60/100 o ad un 100/100 c’è molto di più, che l’esame di stato per come è concepito gli sta stretto.

Ci stanno anche dicendo che tutti i soldi che vengono utilizzati per questo esame sono inutili.

Perché non pensare ad un esame diverso, più stimolante per loro?Proviamo a ragionarci su.

Adesso il voto di maturità è determinato dai crediti scolastici e poi dal voto delle prove scritte e dall’orale.

Gli studenti hanno contestato l’orale, per cui possiamo focalizzarci su quello.

Perché non far portare ai ragazzi, non una tesina su argomenti scolastici, ma un vero e proprio progetto, qualcosa che parli di loro.

Un progetto professionale, un progetto nato da un hobby, qualcosa che li aiuti a capire qual è il loro talento e come svilupparlo.

Non sto parlando di qualcosa di veloce e superficiale, ma di un progetto pensato, ben articolato, complesso. Questo potrebbe aiutare i ragazzi e fare chiarezza sul loro futuro, a porsi delle domande, ma anche a capire meglio chi sono e cosa vogliono dalla vita.

Alcuni ragazzi prima della maturità hanno già avviato una loro attività, ma siamo sicuri che siano poi in grado di sostenerla nel tempo? Ci hanno pensato?

Altri invece escono dalla scuola superiore senza un’idea precisa: perché non farli ragionare sui loro sogni, sui loro talenti, sulle loro paure?

Tra le tante materie che vengono insegnate, perché non aggiungere un paio d’ore alla settimana di questo? Magari dal terzo anno in poi?

Umberto Galimberti ci dice che l’essere umano ha il massimo di potenza intellettuale tra i 15 e i 30 anni

Leopardi ha scritto l’Infinito a 21 anni l’infinito

Einstein ha teorizzato la relatività a 24 anni

Heisenberg ha formulato il Principio di indeterminazione a 25 anni

“E noi ai ragazzi di quell’età gli facciamo fare le fotocopie, o li assumiamo con i co.co.co.”

(trovate il video su YouTube) 

La domanda che viene immediatamente dopo è questa: noi come adulti siamo in grado di aiutarli in questo? Siamo in grado di sostenerli e aiutarli nel progettare il loro sogno, o l’unica cosa che ci viene bene è tarpare loro le ali e dire loro cosa è giusto e cosa è sbagliato?

Siamo in grado di sostenere progetti non convenzionali?

mercoledì 21 giugno 2023

Siamo tutti connessi - Louise Hay

Vi trascrivo un passo di un video di Loiuse Hay, spero possa ispirare voi come ha ispirato me.

"Stiamo raggiungendo un nuovo livello di spiritualità.

Sebbene si stiano ancora combattendo guerre religiose, stanno diventando sempre meno prevalenti.

Stiamo iniziando a connetterci l’un l’altro su livelli più alti di coscienza.

La caduta del muro di Berlino e la nascita della libertà in Europa sono esempi dell’espansione della nostra coscienza.

 


 

 

1. La libertà è un nostro diritto di nascita.

La coscienza di ogni persona risveglia la coscienza di gruppo e ne rimane influenzata.

Ogni volta che usi la tua coscienza in modo positivo, ti stai connettendo con altre persone che stanno facendo la stessa cosa.

Tutte le volte che la usi in modo negativo, ti stai anche connettendo a questo.

Tutte le volte che mediti ti connetti con altre persone sul pianeta che stanno meditando

Tutte le volte che visualizzi cose buone per te, lo fai anche per gli altri.

Tutte le volte che visualizzi la guarigione del tuo corpo, ti connetti ad altri che stanno facendo la stessa cosa.

Il nostro obiettivo è espandere i nostri pensieri e andare al di là di “cosa era”, verso cosa “potrebbe essere”.

La nostra coscienza può creare miracoli nel mondo.

La totalità delle possibilità connette qualsiasi cosa, incluso il nostro universo e oltre.

Con chi ti stai connettendo?

 

2. Il pregiudizio è una forma di paura.

Se sei prevenuto, sei connesso con altre persone prevenute.

Se apri la tua coscienza e fai del tuo meglio per lavorare a livello di amore incondizionato ti connetti alla curva del grafico che sta salendo verso l’alto.

Vuoi essere lasciato indietro o vuoi salire con la curva?

 

Spesso ci sono crisi nel mondo.

Quante persone inviano energia positiva alle zone turbate e fanno affermazioni che tutto si risolva per il meglio il più velocemente possibile e che ci sia una soluzione per il bene supremo di tutti gli interessati?

Hai bisogno di utilizzare la tua coscienza in modo che crei armonia e abbondanza per tutte le persone.

Che tipo di energia stai inviando?

Invece di condannare e lamentarti, puoi connetterti con il potere spirituale e affermare i risultati più positivi che puoi immaginare.

Fino dove vuoi espandere gli orizzonti del tuo pensiero?

Sei disposto ad andare oltre i tuoi vicini? Se i tuoi vicini sono limitati, fai nuove amicizie.

Fino a che punto ti espanderai?

Come sei disposto a cambiare i tuoi “non posso” con “io posso”?

Tutte le volte che senti dire che qualcosa è incurabile, sappi, nella tua mente, che non è vero.

Sappi che c’è un potere superiore.

Incurabile per me vuol dire che i medici non hanno ancora trovato una cura per quella particolare malattia.

Non vuol dire che non è possibile.

Possiamo andare oltre le statistiche. Non siamo numeri su un grafico. Queste sono proiezioni di altri, delle menti pensanti di persone limitate.

Se non ci diamo le possibilità, non ci diamo la speranza.

Il Dottor Donald Pachuto alla conferenza nazionale dell’AIDS a Washinghton DC, disse che non abbiamo mai avuto un’epidemia fatale al 100%.

Da qualche parte su questo pianeta qualcuno è guarito da ogni singola malattia che siamo stati in grado di creare.

Se noi accettassimo di vedere tutto nero, saremmo bloccati.

Abbiamo bisogno di avere un approccio positivo in modo da trovare delle risposte.

Abbiamo bisogno di utilizzate il nostro potere per guarirci.

Abbiamo altri poteri. Si dice che utilizziamo solo il 10% del nostro cervello.

Solo il 10%.

Qual è lo scopo del restante 90%? Io penso che le abilità psichiche, la telepatia, la chiaroveggenza siano del tutto normali e naturali. Il problema è che non permettiamo a noi stessi di sperimentare questi fenomeni.

Abbiamo tutti i motivi per credere che non possiamo o che crediamo di non potere.

I bambini piccoli sono spesso molto psichici. Sfortunatamente i genitori dicono loro di non dire una cosa o che è la loro immaginazione e di non credere a queste cose senza senso.

Il bambino inevitabilmente spegne queste abilità.

Io penso che la mente sia capace di fare cose grandiose e so per certa che posso andare da New York a Los Angeles senza l’aereo se solo sapessi come smaterializzarmi e rimaterializzarmi. Non so ancora come si fa, ma so che si può fare.

Penso che siamo in grado di raggiungere traguardi incredibili, ma non abbiamo ancora le conoscenze, perché non lo useremmo per il nostro bene.

Probabilmente con questa conoscenza faremmo male agli altri.

Quando arriveremo al punto di vivere nell’amore incondizionato, allora inizieremo ad utilizzare il restante 90% del nostro cervello.

 

3. Firewalking

Quanti di voi hanno sentito parlare del firewalking?

Quando pongo questa domanda durante i miei seminari, si alzano molte mani.

E tutti noi sappiamo che è completamente impossibile camminare sui carboni ardenti, giusto?

Nessuno può farlo senza bruciarsi i piedi.

Alcune persone lo hanno fatto, e non sono persone straordinarie, sono persone come voi e me, e probabilmente lo hanno imparato in un pomeriggio frequentando un firewalking workshop.

Ho un’amica, Darby Long, che ha lavorato con il Dottor Carl Simington, un oncologo specializzato.

Hanno organizzato un workshop di una settimana per persone malate di cancro, e durante la settimana fecero una dimostrazione di firewalking.

Darby l’ha fatto molte volte e ha anche accompagnato le persone attraverso i carboni ardenti.

Penso sempre a quanto può essere incredibile per le persone malate di cancro vedere questa esperienza come un processo.

Probabilmente fa aprire la mente a molte persone: i loro concetti di limite saranno diversi dopo questa esperienza.

Io credo che Tony Robbins, la persona che ha portato il firewalking in questo paese, ha fatto qualcosa di veramente straordinario per questo paese.

Ha studiato la PNL, Programmazione NeuroLinguistica, un processo dove può osservare le ripetizioni nel nostro comportamento e poi ripetere le risposte nel comportamento delle persone e le particolarità del comportamento nel raggiungere risultati simili.

La PNL è basata sulle tecniche di ipnosi di Milton Erickson che sono state sistematizzare da John Grindler e Richard Bandler.

Quando Tony sentì parlare del firewalking, volle impararlo per insegnarlo agli altri.

Gli è stato detto da uno yogi che ci volevano anni di studio e meditazione: usando la PNL Tony lo imparò in poche ore. Lui sapeva che se lo aveva fatto lui, lo poteva fare chiunque.

Ha insegnato alle persone come camminare sui carboni ardenti e non perché è un trucco da salotto, ma perché insegna loro come andare oltre i loro limiti e le loro paure.

 

4. Tutto è possibile.

Ripeti con me “Vivo e dimoro nella totalità delle possibilità”.

Dove sono va tutto bene

Pensa a queste parole per qualche minuto, “va tutto bene”.

Non qualcosa, o poco, ma va tutto bene.

Quando credi che tutto è possibile, apri te stesso alle risposte in ogni ambito della tua vita.

Dove siamo è la totalità delle possibilità, dipende da noi individualmente e collettivamente.

Abbiamo muri attorno a noi oppure possiamo abbatterli e sentirci abbastanza sicuri da essere totalmente aperti da permettere che tutto il bene arrivi nelle nostre vite.

Comincia ad osservare te stesso, nota cosa sta succedendo dentro di te: come ti senti, come reagisci, cosa credi e permetti a te stesso di osservare senza commenti o giudizi.

Quando puoi, vivi la tua vita dalla totalità delle possibilità.

 

5. Lascia andare il passato.

Il pianeta sta diventando cosciente del tutto, sta diventando auto-cosciente.

Alcune persone preferirebbero lasciare il pianeta piuttosto che cambiare.

Il cambiamento è quello che vorremmo facessero gli altri, vero?

Quando parlo delle altre persone, includo il governo, gli affari, il capo, il collaboratore, gli stranieri, la scuola, marito, moglie, figli, ecc. tutti a parte noi.

Noi non vogliamo cambiare, ma vogliamo che cambino tutti gli altri, in modo che la nostra vita sia diversa. Tutti i cambiamenti che stiamo facendo devono avvenire da noi stessi.

Cambiare vuol dire che liberiamo noi stessi dalla paura dell’isolamento, della separazione, della solitudine, della rabbia, del dolore, della paura.

Creiamo vite piene di pace, dove possiamo rilassarci ed essere felici della vita come viene.

 

6. Quando sappiamo che andrà tutto bene.

Mi piace fare una premessa: la vita è fantastica, è sempre perfetta nel mio mondo e io mi muovo sempre verso il meglio. In questo modo per me non ha importanza che direzione prende la mia vita, perché so che sarà magnifica.

In questo modo posso gioire di ogni situazione e circostanza.

Qualcuno durante le mie lezioni passa attraverso molti stati emozionali diversi, e la parola dolore comincia ad uscire durante la conversazione. Mi hanno chiesto se c’è un’altra parola che si può utilizzare.

Puoi pensare al cambiamento come alle pulizie di casa: se le fai un po’ per volta, nel tempo le farai tutte.

Non devi farle tutte prima di vedere dei risultati.

Se cambi anche solo un po’ ti sentirai subito meglio."

 

Louise Hay

 

 

lunedì 12 giugno 2023

Viviamo in un mondo di grandi opportunità - Come realizzare i propri sogni

Viviamo in un mondo che serve per realizzare i nostri sogni.

Oggi più che mai abbiamo la possibilità di realizzare tutto quello che vogliamo, possiamo fare quello che fino a 50 anni fa era impensabile.

Vogliamo imparare a suonare la chitarra? Possiamo trovare dei video gratuiti, fare lezioni a distanza o in presenza con un maestro, scegliere una scuola, vedere video di concerti, andare in un negozio di musica e scegliere tra centinaia di chitarre, senza spendere una fortuna. Serve solo voglia e focalizzazione e il modo si trova.

Chi come me è nato negli anni 70, si ricorderà di quanto fosse difficile imparare una lingua straniera. Un’estate avevo deciso di imparare lo svedese, ma girando tutte le librerie della mia città trovai solo una guida turistica come le frasi più comuni e un piccolo dizionario (avete presente quei cubetti con la copertina nera in finta pelle?) che aveva qualche pagina dedicata alla grammatica. Tutto qui.

Seguivo un corso di inglese e avevo bisogno di allenarmi nell’ascolto: all’epoca si potevano ascoltare le canzoni (ma bisognava sperare di trovare il testo in lingua originale all’interno dell’LP/musicassetta, oppure su qualche giornale come “TV Sorrisi e Canzoni”), oppure in edicola si comprava una rivista mensile con musicassetta con cui si potevano ascoltare gli articoli presenti nella rivista. Fine. Non c’era altro modo. Adesso che scuse abbiamo?

Adesso si può diventare famosi pubblicando le proprie canzoni su YouTube. Se leggete la biografia di grandi artisti, molti assediavano le case discografiche, stavano lì giorno e notte, finche non venivano ascoltati da qualcuno. Lo stesso se vogliamo pubblicare un libro, suonare, ballare, dipingere.

 

 


 

 

Dovremmo capovolgere il modo in cui percepiamo il mondo: non un posto dove sopravvivere, ma un posto dove poter realizzare i nostri #obiettivi.

Possiamo seguire i nostri #sogni vivendo in una metropoli, lavorare in una grande azienda 12 ore al giorno, con l’obiettivo di fare carriera, oppure possiamo acquistare una casa in mezzo al verde, lavorare da casa e coltivare il nostro orto.

Non c’è nulla di giusto o sbagliato, dipende da cosa vogliamo noi per la nostra vita.

Una metropoli può essere un posto pieno di opportunità per qualcuno, un posto disumano per qualcun altro.

La vita di campagna può sembrare noiosa e priva di stimoli per qualcuno, entusiasmante per altri.

Dovremmo essere grati tutti i giorni per tutta questa abbondanza, per tutte queste opportunità.

E’ certo anche che se non sappiamo cosa ci piace fare, non abbiamo delle passioni o degli obiettivi chiari, vagheremo per il mondo senza una meta, lamentandoci di questo o di quello, criticando gli altri e affannandoci a vivere una vita che non è la nostra.

Trovate il prima possibile la vostra passione, il vostro obiettivo nella vita e perseguitelo. Sarà facile? Non si sa, ma se fate ciò che vi piace fare tutte le difficoltà passeranno in secondo piano perché state costruendo la vostra vita proprio come piace a voi.

#BobProctor una volta disse che questa vita non è “di prova”, abbiamo solo questa e non bisogna sprecarla.

 

 

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Il quaderno della Gratitudine

Trasforma la tua vita in 3 passi


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martedì 30 maggio 2023

Il quaderno della #Gratitudine: fai questo sempice esercizio e la tua vita migliorerà istantaneamente!

 

“Gratitudine è osservare ciò che abbiamo e sentirci benedetti perché ce l’abbiamo, è guardare alla parte positiva della nostra vita nel tempo presente.

Gratitudine è una parola magica, un concetto magico, cambierà la vostra vita in un solo istante vi tirerà fuori dalla vibrazione negativa in qualsiasi momento, qualsiasi sia il vostro problema.

Se vi fermate a contemplare tutto ciò per cui potete essere grati, e c’è così tanto per cui possiamo essere grati, ogni cosa della vostra vita migliorerà istantaneamente.

Provateci e scoprirete che funziona” [Bob Proctor]

 

Questo è quello che dice #BobProctor sulla gratitudine, ed in effetti la mia vita è cambiata nel momento in cui mi ci sono dedicata con costanza.

Il mio “Quaderno della Gratitudine” (che trovate su Amazon qui) è un esercizio guidato che vi accompagnerà per 90 giorni, vi ispirerà e vi cambierà la vita.

Vi chiederete “Ma devo farlo per 90 giorni?”

Diciamo che questo quaderno serve per farvi capire cos’è realmente la gratitudine: questo concetto deve passare dalla mente al cuore, non possiamo stabilire quanto tempo ci vorrà, ma una volta che proverete la gratitudine, quella vera, non potrete più farne a meno, e nella vostra vita succederanno cose incredibili, ve lo garantisco!

 

Inoltre… se ha funzionato per me, può funzionare per tutti!

Bastano 10 minuti al giorno!

La domanda è: volete cambiare la vostra vita o continuare a lamentarvi?

 

Regalatelo alle persone a cui volete bene!

 

 


 

 

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venerdì 19 maggio 2023

Film: L’abbinamento perfetto – Abbiamo il coraggio di vivere la nostra vita?

 

Era da un po’ che Netflix mi proponeva questo film e ieri sera ho ceduto.

E’ un film romantico, un po’ come i classici film di Natale, ma ad uno sguardo più attento ci dice molto di più.

Se preferite prima vederlo… tornate su questo post dopo che lo avete visto (Spoiler)!

 

Eccoci, siete pronti?

Diciamo che in questo film si possono individuare principalmente 2 argomenti interessanti: la perseveranza necessaria per raggiungere i propri obiettivi e il capire chi siamo veramente.

 

 


 

 

La protagonista femminile, Lola, è un’esperta di vini che lavora per un famoso importatore californiano. E’ appassionata di vini, sa di essere brava e nel momento in cui non vede riconosciuti i propri meriti, si licenzia per aprire una sua società.

Ha individuato degli ottimi vini in Australia, così decide di partire per conoscere il produttore, grazie anche all’incoraggiamento del padre che le dice ”Vai laggiù con un po’ di coraggio e un po’ di follia!”.

La proprietaria del vigneto non è propensa a trattare con società appena creata e così per dimostrarle la propria tenacia e la propria determinazione, Lola si propone come lavorante alla tenuta: imparerà ad aggiustare recinti, accudire e tosare le pecore, preparare il concime con il letame… il tutto sotto il cocente sole australiano.

Analizziamo Lola. Intorno ai 20 anni scopre la sua passione per i vini e per tutta la vita non si è mai tirata indietro: per perseguire i propri obiettivi esce dalla sua zona di comfort, si mette in azione, si mette in gioco in ogni momento dicendo “A volte bisogna rischiare, credere in se stessi. O tutto o niente”.

Lei è la dimostrazione che se una persona ha degli obiettivi chiari, deve mettersi in azione e seguire le opportunità che via via si presentano.

-       Si è licenziata perché non si sentiva apprezzata.

-       Ha seguito l’intuito che le diceva di partire per l’Australia.

-       Mancavano lavoranti alla tenuta e si è proposta, nonostante il lavoro fosse durissimo

-       Non ha mai forzato o insistito, infatti ad un certo punto se ne va, per proseguire la sua attività con altri vini.

 

L’altro protagonista è Max, il fratello dell’imprenditrice, che non dice a nessuno chi è e che svolge il lavoro di capo dei lavoranti della tenuta.

Dopo la morte della madre Sibylla, la persona che ha dato vita alla tenuta e ai vini, Max decide che preferisce stare in disparte e non prendersi le responsabilità che il suo ruolo imporrebbe.

Preferisce una vita più tranquilla, lontana dai riflettori, più spensierata, in mezzo alla natura.

In fondo siamo un po’ tutti Max: non sappiamo qual è il nostro potenziale e se lo conosciamo non ci mettiamo in gioco. Spesso veniamo fagocitati dalla quotidianità e non ci spingiamo oltre.

Nel caso di Max la morte della madre  ha fermato l’evoluzione della sua vita, portandolo a nascondersi. Per altre persone potrebbe essere un trauma, ma anche un sistema di credenze limitanti che via via si sono accumulate durante la vita. Nel mio caso sono state entrambe le cose.

Poi ad un certo punto ci accorgiamo che il tempo passa e che non stiamo vivendo la nostra vita, quella che ci appartiene e che possiamo creare in ogni momento, ma qualcos’altro. Una specie di vita da comparsa, dove in qualche modo ci siamo arresi, dove ci accontentiamo di quello che accade e dove non ci spingiamo mai oltre la nostra zona di comfort.

Ma vediamo la questione da un altro punto di vista. Max ha un grande palato per il vino, e per l’azienda sarebbe una risorsa preziosa, ma non si vuole esporre.

Quale talento abbiamo da donare e che potrebbe aiutare il mondo, o semplicemente la nostra attività, o le persone che abbiamo vicino?  Il mondo non ha bisogno di un’altra persona uguale alle altre, ha bisogno di persone che con la loro unicità possono dare un loro contributo per migliorarlo.

 

Questo film ci insegna a perseguire i nostri obiettivi, anche se ci portano dall’altra parte del mondo e a volte ci sembra di fare un salto nel vuoto, ma anche a capire che se scopriamo chi siamo e decidiamo di prendere in mano la nostra vita, una vita da comparsa non è poi così interessante!

 Avete visto il film? Cosa ne pensate?

#labbinamentoperfetto

 

 

 

Film “La rivincita delle bionde”: le competenze trasversali

 

Elle Woods (#ReeseWitherspoon), lasciata dal fidanzato che  non la reputa abbastanza intelligente in quanto “bionda”, per lui sinonimo di persona stupida e superficiale. Passa tutta una cena a dirle che, vista la sua imminente ammissione alla Facoltà di legge ad Harvard e ad un probabile futuro come senatore, ha bisogno di avere accanto una persona seria e intelligente.

Così Elle, per ripicca, decide di iscriversi alla Facoltà di legge di Harvard, non senza difficoltà, anche perché lei prima studiava marketing nel settore moda, argomento molto distante da giurisprudenza. Durante i suoi studi di marketing era molto attiva nelle confraternite, organizzava eventi, si batteva per delle giuste cause e si relazionava in modo efficace con le persone creando una vera e propria rete di conoscenze.

 


 

Una volta entrata ad Harvard, viene snobbata dalla maggior parte dei suoi compagni di corso, in quanto la reputano troppo superficiale, esuberante e non adatta a quel tipo di ambiente, molto serio e che richiede un impegno costante.

Nonostante questo, Elle si mette in gioco, inizia a studiare con molto impegno e durante il suo primo anno, visto l’ottimo rendimento, viene scelta insieme ad altri studenti per partecipare ad una causa presso lo studio legale di un suo docente.

Causa che vinceranno grazie alle sue conoscenze nell’ambito della moda e alle sue capacità relazionali e di ascolto: tutte competenze che fino a quel giorno erano sembrate inutili.

Elle per ottenere il successo nella professione legale ha attinto a tutte le sue competenze sia tecniche, studiando molto, ma anche a quelle trasversali, le cosiddette soft skills.

Elle Woods durante tutta la sua vita ha sviluppato in modo inconsapèevole delle competenze trasversali che sono risultate fondamentali per il suo percorso di studi ad Harvard: capacità relazionali, organizzative e di ascolto, l' empatia, ma anche il pensiero critico e la creatività. Probabilmente senza queste sue competenze avrebbero perso la causa e una persona innocente sarebbe finita in carcere.

Da qualche anno ormai aiuto le persone a orientarsi nel mondo del lavoro e quello che cerco sempre di capire è quali sono i loro talenti e come questi talenti possono essere sfruttati nel mondo del lavoro. Le aziende, soprattuto in questo periodo di grande cambiamenti, hanno bisogno di persone che oltre ad avere delle ottime conoscenze tecniche (hard skills), abbiano sviluppato anche delle competenze "soft" che permettano loro di adattarsi meglio al cambiamento, che possiedano buone capacità relazionali e molto altro (ovviamente le competenze richieste dipendono dal tipo di lavoro che si andrà a svolgere).

Ed è così che Paola che durante il periodo universitario, lavorava e faceva sport a livello agonistico, ha sviluppato ottime capacità organizzative e di pianificazione insieme in modo da poter gestire il suo tempo in modo efficace..

Marco, che nel tempo libero organizza eventi musicali, è una persona che sa trovare le persone giuste, sa gestire un gruppo di lavoro e sa dare la giusta motivazione per il successo del progetto.

Raffaella, che fa volontariato in un centro anziani, è una persona molto empatica con una buona capacità di ascolto ed è adatta, ad esempio, a lavorare a contatto con il pubblico.

 

 


 

Comunicazione efficace, empatia, flessibilità, problem solving, capacità di fare squadra e di riuscire a gestire i conflitti, capacità organizzative: queste sono solo alcune delle competenze trasversali che spesso non acquisiamo sul posto di lavoro, ma in altri contesti come l'attività sportiva, le attività di volontariato o i viaggi all'estero e che possono esserci molto utili nella ricerca di un'occupazione, perché molte aziende stanno cercando proprio questo.

Inseriamo queste competenze sul nostro Curriculum Vitae, raccontiamo quali sono i nostri hobby e i nostri interessi, spieghiamo perché quel mix di competenze, trasversali e non, possono renderci la persona perfetta per quel posto di lavoro.

Cosa ci rende unici?

Cosa ci differenzia dagli altri? 

Perché dovrebbero scegliere noi?

Sono domande a cui dobbiamo rispondere il prima possibile, per capire che direzione vogliamo dare alla nostra ricerca di lavoro e di conseguenza alla nostra vita.

 

"Nei miei 3 anni ad Harvard ho scoperto che la passione è uno degli ingredienti principali per lo studio, la pratica della legge e della vita. E’ con la passione, con il coraggio delle proprie dichiarazioni e con una profonda fiducia in se stessi che si affronta il mondo del lavoro consapevoli del fatto che le prime impressioni non sempre sono corrette. Occorre avere fiducia nelle persone e, cosa ancora più importante, bisogna credere fortemente in se stessi." [Elle Woods]

#legallyblonde #larivincitadellebionde

mercoledì 22 marzo 2023

Brad Pitt e la sua "Black-list"

 

Parto da un post della Pagina Facebook Cinematographe.it che ho letto stamattina: si intitolava “Brad Pitt ha una black list di attori con cui non vuole lavorare”.

Secondo l’articolo, Brad Pitt ha una “lista dei buoni” e una “lista dei cattivi”, nata da una decisione dell’attore di portare luce e gioia al mondo ed essere circondato da anime affini alla sua, desiderose di divertirsi durante le riprese.




Spesso ci viene detto di circondaci di persone positive ed evitare le persone troppo negative perché consumano la nostra energia: qualcuno definisce queste ultime “vampiri di energia”.

Il discorso potrebbe essere lungo e complesso, ma direi che possiamo partire dal porci una domanda: noi che tipo di persona siamo? Le persone che incontriamo sono felici di vederci? Quando le lasciamo stanno meglio di prima?

Qualche anno fa decisi di mantenere sempre un atteggiamento positivo, soprattutto mentre ero con altre persone: non si tratta di fingere, si tratta cercare di volgere al meglio le conversazioni e lasciare l’interlocutore un po’ più di buon umore.

Avete presente quelle conversazioni che iniziano con delle lamentele e finiscono che si è tutti tristi e depressi? Ecco questo è proprio quello che non deve succedere. Le lamentele non portano a niente, ci fanno solo stare male e non risolvono la situazione. Per contro un atteggiamento positivo e propositivo può aiutare a trovare soluzioni o semplicemente possono mettere l’interlocutore in uno stato energetico diverso che può aiutarlo a vedere una via d’uscita.

 

Passiamo ad un’altra domanda: “Io sono una persona positiva, ma a differenza di Brad Pitt non posso scegliermi i colleghi di lavoro, come faccio?”.

Questa è proprio una bella domanda!

La prima cosa è di non farci coinvolgere emotivamente. Anche a me capitano quelle conversazioni tristi e depresse, a volte sono inevitabili, soprattutto quando si capisce che da parte dell’interlocutore non c’è la minima voglia di risolvere la situazione: spesso le persone si lamentano, ma non hanno una reale volontà di migliorare la situazione, si lamentano e basta, come fosse ormai un’abitudine consolidata.

In questo caso dobbiamo semplicemente essere più forti: dopo anni di crescita personale so che le cose non stanno così, che cambiando noi stessi possiamo cambiare la nostra vita: e allora ascolto e lascio andare, come l’acqua su un’anatra! (ho trovato questa citazione in un film, non ricordo quale, ma è un’immagine che mi piace molto: l’acqua scivola via lasciando l’anatra asciutta).

 

Quello che vi posso assicurare è che se noi siamo persone positive, con una mente aperta alle soluzioni, che confidano nelle proprie capacità e piene di gratitudine verso la vita, ben presto saremo circondati da persone come noi… in qualche modo le attrarremo!

Quindi iniziamo noi ad essere le persone che vorremmo incontrare, l’amico che vorremmo avere, il compagno con cui vivere e il resto verrà da sé.

 

Anni fa su questo blog proposi la sfida dei 10 giorni di Tony Robbins, ve la ripropongo qui