giovedì 21 gennaio 2021

Non siamo come le foglie di Ungaretti

 Soldati

Si sta come
d’autunno
sugli alberi
le foglie.

[Giuseppe Ungaretti]

 

In questa poesia, scritta nel 1918 nel Bosco di Courton,  Ungaretti vuole parlare della precarietà della vita da soldato, ma con primo verso “Si sta” vuole farci arrivare un messaggio molto più forte, vuole dirci che non è una condizione solo dei soldati e della guerra, ma che in generale è la vita umana ad essere fragile e sempre in bilico.

Questa poesia fa parte della raccolta L’Allegria. Ungaretti spiega come il sentimento d'allegria, in questo caso, scaturisca nell'attimo in cui l'uomo realizza di essere scampato alla morte. L'esperienza diretta che il poeta fa della guerra durante il primo conflitto mondiale, la quotidiana tensione verso la vita nell'atto pratico della sopravvivenza, porta al culmine tale sentimento. 

 


Ma è proprio così? La nostra vita è veramente precaria come le foglie di Ungaretti? Davvero non abbiamo il minimo controllo di quello che ci succede?

A volte ho la sensazione che tutti noi pensiamo che la nostra vita sia esattamente così.

Ci alziamo del letto al mattino e pensiamo che ci potrebbe accadere qualsiasi cosa: potremmo perdere il lavoro o essere investiti da un’auto. Pensandola così come potremo mai costruire qualcosa nella nostra vita, se questo qualcosa ci potrebbe essere portato via in qualsiasi momento? E se noi non fossimo le foglie, ma l’albero, che rinasce tutti gli anni in primavera, che ha la capacità di adattarsi, di sopravvivere, di germogliare anche in condizioni avverse, perché punta dritto al suo obiettivo che è essere un albero e questo non lo mette mai in dubbio?

Quante volte abbiamo visto alberi crescere sul bordo di un dirupo o dentro all’acqua, avere un nuovo rametto che nasce dal tronco tagliato, sopravvivere ad un incendio.

 Pensiamo davvero di essere meno di un albero? Meno forti, meno tenaci, meno capaci? Come gli alberi anche noi possiamo rinascere, vivere con maggiore consapevolezza e realizzare la vita che vogliamo.

E pensiamo davvero che le persone di successo si siano solo trovate al posto giusto nel momento giusto? Questo era un po’ quello che dicevano i nostri genitori, ci parlavano di destino. La maggior parte di loro era molto arrendevole e l’unico loro modo per proteggerci era farci studiare per avere un lavoro sicuro e pagato il meglio possibile, certezza che in questo periodo si è dissolta come neve al sole, e che neanche all’epoca era la soluzione ottimale.

Agendo in questo modo ci hanno più o meno garantito una sopravvivenza materiale, ma cosa dire dei nostri sogni e delle nostre vere attitudini che non sono mai state prese in considerazione?

Ma allora cosa ci avrebbero dovuto dire? Cosa possiamo noi dire a noi stessi, ai nostri figli, alle persone che conosciamo? La pandemia da coronavirus che stiamo vivendo o abbiamo vissuto ci ha catapultati ancora di più verso l’incertezza e per molte persone è sempre più forte la sensazione di essere come le foglie di Ungaretti.

Quello che possiamo iniziare a fare è essere grati di quello che abbiamo: può sembrare strano, ma anche quando tutto sembra andare per il verso sbagliato, la gratitudine può darci conforto e la forza per iniziare a pensare ai nostri obiettivi e a cosa veramente vogliamo nella nostra vita. Se siamo grati per quello che abbiamo, otterremo altre cose per cui essere grati e la nostra vita si trasformerà.

Cambieremo interiormente e avremo la forza di fissare degli obiettivi, piccoli o grandi, ma autenticamente nostri, che rispecchiano chi siamo e cosa vogliamo.

Vi lascio a questo meraviglioso video di Joe Vitale che descrive il momento in cui si è reso conto di cosa è veramente la gratitudine e di come ha cambiato la sua vita. 

 



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Foto di S. Hermann & F. Richter da Pixabay

 

 

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